La manovra finanziaria 2024 del governo italiano ha sollevato ampi dibattiti sul trattamento fiscale del ceto medio. In particolare, l’attenzione si è concentrata sull’IRPEF, con accuse di un presunto aumento delle aliquote per i redditi medi, ovvero quelli compresi tra 32.000 e 40.000 euro. Secondo alcune analisi, la somma tra aliquota formale e marginale ha raggiunto un valore del 56%, generando preoccupazioni tra i contribuenti e critiche sul mancato rispetto del principio di progressività fiscale. Gli esperti sottolineano che tale valore appare sproporzionato rispetto ai redditi più alti, dove le aliquote effettive risultano paradossalmente inferiori
Tuttavia, il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) respinge queste accuse, definendo “fuorvianti” le interpretazioni circolate. Il governo afferma che, con la nuova manovra, il carico fiscale sui lavoratori dipendenti con redditi medi diminuirà grazie a detrazioni aggiuntive e alla riduzione della seconda aliquota IRPEF dal 25% al 23%. Inoltre, il MEF sottolinea che la nuova struttura fiscale ha eliminato alcune distorsioni preesistenti, che avrebbero avuto un impatto ancora più significativo sul ceto medio
Al di là delle rassicurazioni, resta evidente il malcontento tra i cittadini e i sindacati, che denunciano il rischio di un crescente squilibrio economico e una pressione fiscale che penalizza i redditi fissi. La questione rimane oggetto di discussione sia a livello politico che sociale, mentre i contribuenti attendono chiarimenti definitivi sull’impatto delle nuove normative.