In un colpo di scena politico senza precedenti, la Corte Costituzionale della Romania (CCR) ha deciso di annullare il primo turno delle elezioni presidenziali tenutosi lo scorso 24 novembre. La decisione è stata giustificata da presunte irregolarità nel processo elettorale, in particolare nel conteggio dei voti della diaspora e nella gestione della campagna elettorale. Questo verdetto ha scatenato un’ondata di polemiche e l’indignazione di diversi gruppi civici, con il rischio concreto di proteste di massa nelle principali città del Paese.
Le motivazioni della Corte
Secondo la CCR, vi sarebbero state “gravi anomalie” che hanno compromesso la trasparenza e la correttezza del voto, mettendo in discussione la legittimità dei risultati. Sebbene i due principali candidati, Călin Georgescu e Elena Lasconi, si fossero qualificati per il secondo turno, la decisione ora blocca il ballottaggio previsto per l’8 dicembre, aprendo una crisi istituzionale senza precedenti.
Reazioni politiche e sociali
L’annullamento delle elezioni ha provocato una spaccatura nel Paese. Georgescu, candidato euroscettico e critico verso NATO e UE, ha accusato il sistema di “manipolare il voto per sabotare i candidati indipendenti”. Elena Lasconi, invece, ha chiesto calma, invitando i cittadini a rispettare le istituzioni e attendere nuove elezioni.
Nel frattempo, partiti come l’USR e il PSD, insieme a figure politiche rilevanti, hanno espresso il timore che questa decisione possa danneggiare l’immagine della Romania sul piano internazionale. In risposta, organizzazioni civili e gruppi di opposizione hanno convocato manifestazioni pacifiche nelle città principali, tra cui Bucarest, Cluj e Timișoara, per contestare quella che definiscono una “deriva autoritaria”.
Rischio di escalation
Il malcontento popolare sta crescendo, alimentato da un generale senso di sfiducia verso le istituzioni, accusate di essere influenzate da poteri esterni e da interessi politici interni. La possibilità di scontri e disordini non è esclusa, considerando il clima politico infuocato e le forti divisioni sociali emerse negli ultimi anni.
Prossimi passi
La Corte ha richiesto la ripetizione del primo turno elettorale, ma non ha fornito una data precisa. Nel frattempo, il presidente in carica sarà chiamato a gestire questa delicata transizione, in un contesto in cui la credibilità delle istituzioni è fortemente compromessa.
L’evoluzione della situazione sarà cruciale per il futuro democratico della Romania, con il rischio che una crisi elettorale si trasformi in una crisi politica e sociale più ampia.