Chiusura dei circoli Pd di Bologna, Pombeni: «Era inevitabile, ma è un po’ come vedere la Juve finire in serie C»
cambiare però è stata anche la militanza, no?«Assolutamente, ma non vale solo per partiti. Anche le associazioni cattoliche non sono piu quelle di una volta. La parrocchia come centro di aggregazione esiste ancora, ma non è quella di 30 o 40 anni fa».Soffre Don Camillo e soffre Peppone. E la base dem? Un taglio così drastico come lo prenderà?«Qualche ricaduta a livello romantico, diciamo, ci sarà. Ma questa è gente pratica che si rende conto che le cose stanno in piedi se c’è modo di tenerle in piedi. Abbandonare un pezzo di storia è sempre un fatto traumatico, ma non credo inciderà più di tanto sul partito. Penso che la gente si stia rendendo conto che è la fine di un mondo, quest’epoca testimonia la fine di tanti mondi».Questa però è anche la città dove ha studiato, è cresciuta politicamente e si è tesserata la segretaria Elly Schlein, che sull’eredità del Pci — a partire dal richiamo a figure come Enrico Berlinguer — ha costruito parte della sua narrazione. Un taglio del genere, in una città simbolo del Pd, non ha anche un peso nazionale?«Chiaro che ha un significato forte, non si può non cogliere il portato simbolico di una cosa così. Schlein, però, è l’ultima che potrebbe inserire nella sua storia una rapporto con quel tipo di partito territoriale, inserito nella vita di quartiere. Non ne ha mai fatto veramente parte, lei è della tradizione del partito-movimento, quello delle gente che passa per strada e ti vota per fare un dispetto a un altro. Il suo rifarsi a figure come Berlinguer è scavare in un immaginario che si pensa sia ancora vivo per far risuonare qualche corda, come Silvio Berlusconi che diceva “dobbiamo fermare i comunisti”, sapendo che non esistevano più».La scure sulle sedi diventerà un boomerang verso l’attuale segretaria del Pd di Bologna, Federica Mazzoni?«Se succederà è perché qualcuno come sempre vuole strumentalizzare questa cosa per raggiungere un altro obiettivo, ma non penso che avverrà, mi sembrano ragioni deboli. Penso invece che per il Pd si apre una sfida ben più importante che passa da alcune domande semplici a cui però bisogna dare risposta. “Se non siamo più il partito delle sezioni di quartiere, come diventeremo un nuovo partito?”. “Con quali strumenti vogliamo recuperare una partecipazione, vera e non fittizia, dei cittadini?”. È l’occasione per ripensarsi per davvero».