I fisici sfruttano l’entanglement quantistico per misurare la rotazione terrestre
Un recente e innovativo studio condotto da fisici ha permesso di misurare la rotazione della Terra sfruttando l’entanglement quantistico. Utilizzando particelle di luce entangled chiamate fotoni, gli scienziati hanno potuto rivelare la velocità di rotazione del pianeta in maniera mai tentata prima.
Questo metodo rappresenta un significativo passo avanti nella comprensione di come il mondo della fisica quantistica interagisca con la gravità, aprendo la strada allo studio di uno dei misteri più affascinanti della scienza.
Il funzionamento dell’esperimento
Per condurre l’esperimento, i ricercatori hanno fatto viaggiare coppie di fotoni attraverso un interferometro quantistico. Questo dispositivo ha consentito ai fotoni di percorrere anelli di fibra ottica sia in senso orario che antiorario. Grazie all’entanglement quantistico, i fotoni hanno seguito lo stesso percorso, assumendo uno stato di sovrapposizione che ha permesso loro di attraversare una combinazione dei due percorsi, anziché scegliere uno o l’altro.
L’evoluzione temporale della rotazione terrestre ha causato delle interferenze quantistiche tra i due percorsi percorsi dai fotoni, i quali sono emersi in modo leggermente sfasato dal labirinto. Queste interferenze hanno consentito agli scienziati di misurare la velocità di rotazione del pianeta con precisione, confermando i dati noti sulla sua velocità di rotazione.
L’ambizioso obiettivo della ricerca
L’integrazione della fisica quantistica con la teoria della gravità e con la relatività generale rappresenta una sfida scientifica di notevole complessità. Gli studiosi si pongono come obiettivo quello di approfondire l’interfaccia tra questi due ambiti, aprendo la strada a nuove scoperte e approfondimenti nel campo della fisica moderna.
Questo esperimento pionieristico si configura come il prototipo di future ricerche di ampio respiro, finalizzate a esplorare le intricanti connessioni tra il mondo quantistico e la gravità. Il fisico Haocun Yu, dell’Università di Vienna, sottolinea l’importanza di questo passo verso una maggiore comprensione dell’interazione tra queste due fondamentali teorie fisiche.