I “baby quasar” scoperti dal telescopio James Webb potrebbero rivoluzionare la nostra conoscenza dei buchi neri giganteschi
Un gruppo di deboli punti rossi nascosti negli angoli più remoti dell’universo potrebbe cambiare radicalmente la nostra comprensione dei supermassicci buchi neri (SMBH).
Il Telescopio spaziale James Webb (JWST) ha individuato casualmente questi granelli, considerati dagli astronomi “baby quasar”, mentre osservava un quasar lontano e non correlato chiamato J1148+5251.
Una rivelazione cosmologica
I quasar sono oggetti estremamente luminosi alimentati dai buchi neri supermassicci al centro delle galassie. Il quasar osservato ha emesso la sua luce circa 13 miliardi di anni fa, poco dopo un miliardo di anni dal Big Bang.
Sebbene questi oggetti fossero già stati registrati dal Telescopio spaziale Hubble, è con il JWST che gli scienziati sono riusciti finalmente a distinguere i baby quasar dalle galassie normali, aprendo nuove prospettive di ricerca.
Una scoperta rivoluzionaria
Gli scienziati ritengono che questi punti rossi, coperti da nuvole di polvere che ne attenuano la luce, siano versioni in miniatura di buchi neri estremamente massicci. L’analisi è stata condotta con la potente fotocamera a infrarossi del JWST.
Questi punti, apparentemente adatti all’universo primordiale, potrebbero evolversi in quasar problematici, buchi neri straordinariamente massicci per l’epoca in cui sono stati osservati, sfidando le attuali teorie cosmologiche.
Un enigma cosmico
Il mistero dei quasar problematici si basa sulla loro straordinaria velocità di crescita, apparentemente in contrasto con le leggi della fisica. I baby quasar appena scoperti potrebbero offrire nuove chiavi per svelare questo enigma cosmico.
Studiare queste versioni in miniatura dei supermassicci buchi neri potrebbe fornire importanti indizi su come si sviluppano e crescono i quasar problematici, aprendo nuove prospettive nella ricerca astronomica.