La triste realtà delle mutilazioni genitali femminili nel mondo
Una recente analisi dell’UNICEF rivela che più di 230 milioni di donne e ragazze globalmente hanno subito mutilazioni genitali femminili, con un aumento di 30 milioni rispetto al 2016.
In alcuni paesi si osserva un calo della pratica, ma in altri, come la Somalia, la situazione rimane critica con tassi di escissione al 99% nelle donne.
Paesi con alti tassi di crescita demografica registrano un aumento costante di ragazze sottoposte a mutilazioni, rendendo l’obiettivo dell’ONU di eliminarle entro il 2030 un traguardo difficile da raggiungere.
Le sfide per l’eliminazione entro il 2030
Per eliminare le mutilazioni genitali entro il 2030, il cambiamento dovrebbe avvenire 27 volte più velocemente rispetto al ritmo attuale, sottolinea l’UNICEF.
Sfide e progressi contrastanti
Paesi che avevano registrato una riduzione vedono ora questo progresso minacciato a causa di situazioni di conflitto e sfollamenti che aumentano la vulnerabilità delle persone alle pratiche tradizionali.
La pratica delle mutilazioni genitali femminili è diffusa non solo in Africa sub-sahariana ma anche in Medio Oriente, Asia e comunità immigrate in Nord America ed Europa.
Diffusione globale
Dati allarmanti rivelano che milioni di donne sono vittime di queste pratiche, con numeri significativi in Africa, Asia e Medio Oriente, come Egitto, Etiopia, Sudan e Yemen.
In Indonesia, ad esempio, il 55% delle ragazze subisce mutilazioni genitali secondo le statistiche governative.
Approfondimento sui dati
L’UNICEF ha utilizzato indagini nazionali per calcolare l’entità delle mutilazioni in 31 paesi, chiedendo alle donne se sono state tagliate e se ritengono giusto perpetuare tale pratica.
In Burkina Faso, dove un calo è stato osservato, il coinvolgimento delle comunità nel cambiamento è un punto chiave.
Il cambiamento contro il taglio
La criminalizzazione e il supporto politico hanno aiutato a ridurre il taglio, secondo Mariam Lamizana, Voix de Femmes.
Lavoro con leader religiosi e tradizionali
Lamizana ha lavorato con leader religiosi per mostrare le conseguenze negative del taglio sulle donne e ragazze.
Strategie efficaci in vari paesi
Paesi come Sierra Leone hanno visto un calo del taglio grazie a campagne educative, mentre in Somalia la pratica persiste.
Resistenza al cambiamento in Somalia
In Somalia, il taglio rimane diffuso nonostante gli sforzi per introdurre pratiche meno invasive.
Opposizione alla pratica
Alcuni gruppi hanno proposto versioni meno estreme del taglio, ma attivisti come la dott.ssa Dahir le considerano inaccettabili.
Richiesta di divieto totale
La dott.ssa Dahir, insieme ad altri attivisti, chiede un divieto totale del taglio, ma affronta anche critiche diffuse.
Progressi nel contrasto al taglio
In paesi come il Kenya, il taglio è diminuito, soprattutto nelle aree in cui è diffusa la comunità somala.
La promozione del cambiamento
Secondo l’UNICEF, modificare le norme sul taglio è più semplice in paesi come il Kenya, dove è una tradizione di gruppi specifici anziché universale.
Un esempio di cambiamento
Sadia Hussein, fondatrice della Brighter Society Initiative, ha contribuito a ridurre la pratica del taglio nell’area nord-ovest del Kenya, portando la prevalenza al 9% delle ragazze.
La sfida nei paesi fragili
I paesi in conflitto o colpiti da calamità naturali presentano maggiori difficoltà nel contrastare il taglio, reso più critico dal cambiamento climatico e dal bisogno di risorse economiche.
Le sfide affrontate dalle ragazze
Spesso le ragazze subiscono mutilazioni per motivi di matrimonio precoce, amplificando il problema durante calamità come inondazioni e siccità, che portano a più violenza nei confronti delle giovani.
Il dibattito sul taglio
Indagini rivelano che la maggior parte delle persone in Africa e Medio Oriente desidera l’abolizione del taglio, ma la pressione sociale e le tradizioni spesso mettono a rischio l’incolumità delle ragazze.
La speranza per il cambiamento
Pur tra le difficoltà, c’è speranza nel numero crescente di individui, tra cui donne, uomini e giovani, che si oppongono alla pratica del taglio e desiderano vederla cessare definitivamente.