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Le piante potrebbero non trattenere il carbonio per tutto il tempo che pensavamo


Il ciclo del carbonio terrestre

Il luglio del 1945 ha segnato l’inizio di un’era di test sulle armi nucleari, con il rilascio di carbonio-14 radioattivo nell’atmosfera da parte delle detonazioni. Questo ha creato opportunità uniche per gli scienziati.

Essere consapevoli del carbonio

Ora, con il riscaldamento globale, è cruciale capire quanto il suolo e le piante possano sequestrare il carbonio dalla biosfera. Gli studiosi sono determinati a valutare con precisione questa capacità e così hanno condotto nuove ricerche.

Lo studio di Graven e il radiocarbonio delle bombe

Un team guidato da Heather Graven dell’Imperial College di Londra ha analizzato il periodo tra il 1963 e il 1967, privo di test nucleari. Ciò ha permesso di esaminare con chiarezza come il carbonio-14 si muovesse nel sistema terrestre, concentrando l’attenzione sul ruolo delle piante nel sequestro del carbonio.

Risultati dello studio

La ricerca ha consentito di rivalutare l’entità dell’impatto dei test nucleari sul ciclo del carbonio. Questo studio si è concentrato sulle piante e sulla loro capacità di assorbire il carbonio, fornendo nuove prospettive per la ricerca futura e la comprensione del nostro pianeta.

Un nuovo studio svela i segreti del carbonio nella biosfera

Recenti ricerche hanno svelato quanto il carbonio si spostasse nell’atmosfera e negli oceani, grazie ai dati raccolti da varie fonti come aerei, palloni stratosferici e boe oceaniche.

Uno sguardo inaspettato sulle simulazioni vegetali

Le simulazioni al computer riguardanti la vegetazione e il clima sono state rivisitate, rivelando evidenti sottostime nella velocità di crescita delle piante. I modelli precedenti sono stati superati dal nuovo studio che aumenta significativamente le stime dell’assorbimento di carbonio delle piante.

Un risvolto inaspettato

Sebbene l’aumento dell’assorbimento di carbonio sia un segnale positivo, la ricerca ha rivelato un lato oscuro. Si è scoperto che più carbonio è immagazzinato in biomasse a breve vita, come foglie e radici sottili, piuttosto che in tessuti più duraturi. Questo incrementa il rischio di rilascio di carbonio nell’atmosfera.

Limitare le emissioni: una priorità

Le scoperte pongono l’accento sull’importanza di limitare le emissioni di combustibili fossili, poiché il carbonio immagazzinato nelle piante potrebbe non essere presente per il tempo previsto. Ciò sottolinea il limite dell’immagazzinamento di carbonio nella vegetazione e la necessità di azioni concrete.

Impatti sulla modellizzazione climatica

Le implicazioni di queste scoperte sulle proiezioni climatiche future e sull’inclusione efficace del ruolo della vegetazione nei modelli non sono ancora chiare. Tuttavia, minano la fiducia nella precisione dei modelli climatici attuali nel simulare il ruolo cruciale della vegetazione nel ciclo del carbonio.

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