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Mascherine anti-covid “non conformi”, dopo la frode il Comune di Ferrara chiede il risarcimento

Ferrara si trova al centro di una vicenda legale legata all’acquisto di mascherine anti-Covid dichiarate “non conformi” agli standard di sicurezza. Durante i primi mesi della pandemia, il Comune aveva acquistato ingenti quantità di dispositivi di protezione individuale, fondamentali per contrastare la diffusione del virus, ma una parte delle forniture ricevute si è rivelata non conforme alle normative vigenti.

Le mascherine, distribuite tra operatori comunali, scuole e cittadini, sono state oggetto di controlli successivi che ne hanno evidenziato gravi carenze in termini di efficacia e sicurezza. In particolare, è stato accertato che alcune non rispettavano i requisiti previsti per la protezione contro agenti patogeni, ponendo potenzialmente a rischio la salute pubblica.

In seguito alla scoperta, il Comune di Ferrara ha deciso di intraprendere azioni legali contro i fornitori responsabili, chiedendo il risarcimento per la frode subita. “Abbiamo agito in buona fede in un momento di emergenza, acquistando mascherine da fornitori che garantivano la conformità del prodotto. Ora chiediamo giustizia per tutelare le risorse pubbliche e la fiducia dei cittadini”, ha dichiarato un portavoce dell’Amministrazione comunale.

La vicenda si inserisce in un quadro più ampio di irregolarità emerse in tutta Italia durante il periodo pandemico, in cui la pressione per l’approvvigionamento rapido di dispositivi di protezione ha spesso aperto la strada a frodi e speculazioni. A livello nazionale, numerose inchieste hanno già portato alla luce casi simili, con forniture che includevano mascherine prive di certificazione o addirittura contraffatte.

Il Comune di Ferrara ha ribadito il proprio impegno a garantire trasparenza e correttezza nell’uso dei fondi pubblici, dichiarando che eventuali somme recuperate saranno reinvestite per il bene della comunità. Intanto, proseguono le indagini per accertare eventuali responsabilità penali e amministrative.

La vicenda, sebbene legata al passato dell’emergenza Covid-19, rappresenta un monito sull’importanza di controlli rigorosi anche in situazioni di crisi, dove l’urgenza di rispondere ai bisogni collettivi non deve mai compromettere la qualità e la sicurezza dei beni forniti.

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