Non c’è più spazio per i corpi, dice il becchino che ha supervisionato la metà delle sepolture di Gaza

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La testimonianza del becchino di Gaza

Saadi Baraka, incaricato di supervisionare le sepolture a Gaza, si confronta con la mancanza di spazio per i corpi. Dall’alba al tramonto, si impegna a garantire una sepoltura dignitosa a migliaia di vittime.

Lo scenario al cimitero di Deir al-Balah

Il cimitero nel centro di Gaza, costantemente ampliato per accogliere l’incessante flusso di defunti, rappresenta una scena di verde e grigio tra arbusti e tombe. La situazione è di estrema emergenza a causa del sovraffollamento.

Il lavoro estenuante di Baraka

Baraka ha seppellito oltre 16.880 persone dall’inizio degli scontri tra Israele e Hamas. Con fosse comuni preparate per decine di individui, la sua giornata si prolunga fino a tarda sera. Chiede materiali per seppellire con dignità.

Il peso delle atrocità

Le terribili scene viste da Baraka, come bambini mutilati e famiglie intere sepolte insieme, lasciano un segno indelebile. L’86% delle persone seppellite sono donne e bambini, vittime innocenti di un conflitto che non risparmia nessuno.

L’appello di Baraka per la dignità

Baraka si rivolge al mondo con uno straziante appello: “Abbiamo bisogno di spazio e risorse per garantire una degna sepoltura a tutte le vittime.” La sua testimonianza getta luce su una realtà crudele e disumana.

La testimonianza sul cimitero di Gaza

Un cimitero in Gaza accoglie migliaia di corpi, ma solo pochi apparterrebbero a combattenti Hamas, secondo le dichiarazioni di un testimone. Il primo ministro israeliano è accusato di menzogne riguardo agli attacchi.

Costruzione delle tombe fuori terra

Immagini di lavoratori che costruiscono nuove sepolture con blocchi di cemento fuori terra anziché scavare nel terreno affollato vengono diffuse dalla CNN. Baraka, in una sequenza particolare, mostra il processo di preparazione e posizionamento dei reparti.

Lapidi artigianali nel cimitero

Le lapidi nel cimitero di Gaza sono costituite da blocchi di cemento, spesso parte della struttura stessa. Gli epitaffi sono incisi con tecniche semplici, come incisione con un chiodo o con la punta di una vanga.

Condizioni di lavoro precarie

Mentre lavora, Baraka e il suo team devono affrontare il costante ronzio dei droni israeliani e l’odore nauseante della morte. Nonostante le difficoltà, Baraka riesce a ricordare i nomi dei defunti, evidenziando il senso di comunità nel cimitero.

Situazione di emergenza a Gaza: fame e violenze

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), a Gaza si registra un aumento dei decessi per fame oltre alle vittime degli attacchi aerei israeliani che perdurano da mesi.

Carenza di cibo e violente repressioni

Un team dell’OMS ha rilevato gravi casi di malnutrizione e carenza di cibo e medicinali durante una recente visita al nord di Gaza. Decine di palestinesi sono stati uccisi mentre tentavano di accedere al cibo a Gaza City, scatenando violente reazioni dalle Forze di Difesa Israeliane.

Primi interventi umanitari dall’estero

A seguito di queste drammatiche situazioni, gli Stati Uniti hanno lanciato per la prima volta aiuti umanitari a Gaza. Pasti sono stati distribuiti con operazioni aeree in collaborazione con la Royal Jordanian Air Force.

Reazioni alla distribuzione degli aiuti

Alcuni, come Baraka, hanno criticato queste operazioni umanitarie definendole “tattiche politiche”, sottolineando la necessità di interventi più significativi e strutturali per affrontare la crisi in corso.

Emozionanti scene di dolore e solidarietà a Gaza

Nel frattempo, mentre era ripreso da una troupe della CNN, si è svolto un toccante momento in un cimitero di Gaza, dove una madre implorava di poter vedere l’ultima volta sua figlia prima della sepoltura.

L’addio alla figlia sotto gli occhi della comunità

Lasciando trasparire dolore e commozione, la donna ha potuto rivedere per l’ultima volta sua figlia, mentre poi decine di persone si sono raccolte per una preghiera silenziosa prima della sepoltura.

Un appello per la pace da un lavoratore israeliano dopo 28 anni

Dopo 28 anni di lavoro in Israele, un uomo esprime il suo desiderio di vedere la fine delle generazioni di violenza e la realizzazione della pace.

“Voglio solo la pace e non vedo altra soluzione. Dovremmo vivere uniti e basta. Basta con tutte quelle guerre”, ha dichiarato con convinzione.

Un appello per convivenza pacifica

L’uomo sostiene la coesistenza pacifica tra due stati e due popoli che vivono insieme con amore, sottolineando che il tentativo di Israele di “distruggere” Hamas non porterà alla pace desiderata.

Un messaggio a Netanyahu

Con forza, l’uomo rivolge un messaggio diretto al Primo Ministro israeliano Netanyahu: “Stai perdendo tempo, se vuoi eliminare Hamas – te lo dico in ebraico perché tu possa ascoltare – stai perdendo tempo”

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