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Nuovo farmaco approvato per l’Alzheimer precoce


Nuovo Farmaco Approvato per l’Alzheimer Precoce

La Food and Drug Administration ha recentemente approvato un nuovo farmaco per la malattia di Alzheimer, suscitando reazioni contrastanti tra speranze, delusioni e scetticismi.

Donanemab: Il Nuovo Trattamento

Donanemab, commercializzato come Kisunla, ha dimostrato di poter modestamente rallentare il declino cognitivo nelle fasi iniziali della malattia, sebbene con rischi per la sicurezza come gonfiore e sanguinamento cerebrale.

Kisunla è simile a Leqembi, approvato l’anno precedente, entrambi trattamenti endovenosi che agiscono su una proteina coinvolta nell’Alzheimer e possono ritardare lo sviluppo della demenza di alcuni mesi, pur presentando rischi simili.

Benefici e Differenze di Kisunla

La peculiarità di Kisunla, secondo la casa farmaceutica Eli Lilly, è la possibilità per i pazienti di interrompere il trattamento una volta eliminata la proteina amiloide, riducendo costi, inconvenienti e rischi di effetti collaterali.

Costi e Prospettive Futuro

Il prezzo di Kisunla è di $32,000 l’anno, leggermente superiore a Leqembi, ma con la previsione di una sospensione una volta risolto il problema dell’amiloide. Tuttavia, entrambi i farmaci rappresentano solo passi modesti nella ricerca del trattamento dell’Alzheimer.

Ricerca e Sviluppo nel Trattamento dell’Alzheimer

Kisunla e Leqembi fanno parte di una nuova classe di farmaci che mirano a contrastare la biologia alla base dell’Alzheimer, concentrando l’azione sull’amiloide, accumulatosi anni prima dei sintomi. Al momento, non esistono cure che possano fermare o invertire la perdita di memoria o altri sintomi cognitivi.

La controversia sui farmaci anti-amiloide per l’Alzheimer

Alcuni esperti dell’Alzheimer esprimono scetticismo sui farmaci anti-amiloide, sostenendo che i potenziali rischi superino i lievi benefici ipotizzati.

Reazioni degli esperti

Il dott. Michael Greicius della Stanford University School of Medicine ha evidenziato la mancanza di correlazione tra la riduzione delle placche amiloidi e i risultati clinici, sollevando dubbi sull’efficacia dei farmaci.

La dottoressa B. Joy Snider, neurologa alla Washington University School of Medicine, ritiene che anche se il rallentamento del declino cognitivo potrebbe essere modesto, potrebbe comunque migliorare la qualità di vita dei pazienti.

Studi e risultati

Uno studio su 1.736 pazienti ha dimostrato che coloro che hanno ricevuto donanemab hanno avuto un rallentamento del declino cognitivo rispetto a coloro che hanno ricevuto il placebo, anche se sono emersi effetti collaterali come gonfiore o sanguinamento al cervello.

Considerazioni sulle ricerche

Il farmaco donanemab ha mostrato tassi di complicanze più elevati rispetto ad altri farmaci simili, ma sono necessari ulteriori studi per comprendere appieno l’efficacia e la sicurezza di tali trattamenti.

**Un nuovo farmaco per l’Alzheimer: risultati della sperimentazione**

Diversi fattori di rischio individuati durante uno studio su un farmaco sperimentale per l’Alzheimer. I pazienti con più di quattro emorragie cerebrali e portatori di una variante genetica chiamata APOE4 sono ad alto rischio.

**Un caso di studio: Bev Krol e il donanemab**

Bev Krol, 69 anni, ha partecipato alla sperimentazione del farmaco per tre anni senza sapere se aveva ricevuto il donanemab o un placebo. Suo marito ha raccontato che Bev presentava segni di deterioramento cognitivo, ma senza percepirlo.

**Un declino graduale della memoria**

Il marito di Bev ha notato un graduale declino nella memoria e nell’attenzione della moglie nel corso degli anni. Nonostante Bev non abbia avvertito il deterioramento cognitivo, le attività quotidiane sono diventate faticose.

**I benefici del farmaco**

Nonostante non sia considerata una soluzione immediata, Bev e suo marito sperano che il farmaco abbia rallentato il declino cognitivo. La speranza è che questo possa portare a un miglioramento significativo e alla sua approvazione da parte della FDA.

**La decisione di intraprendere la terapia**

Alcuni pazienti potrebbero esitare a intraprendere terapie con farmaci anti-amiloide a causa dei potenziali effetti collaterali. Altri, invece, pur di non perdere la memoria, sono disposti a correre qualunque rischio.

**Un’analisi particolare della sperimentazione**

Durante lo studio, è stata valutata la misurazione dei livelli di una proteina chiamata tau, strettamente correlata ai problemi di memoria e pensiero. I partecipanti con livelli intermedi di tau sembravano beneficiare maggiormente del farmaco.

Prosegue…

La questione delle scansioni cerebrali per la tau

La raccomandazione di sottoporsi a scansioni cerebrali per la tau prima di iniziare un farmaco non è stata ancora fissata da Lilly né dalla FDA, principalmente perché queste scansioni non sono facilmente accessibili.

Le incognite sull’interruzione del trattamento

Secondo esperti del settore, vi sono molte incertezze riguardo alla possibilità di interrompere il trattamento dopo la rimozione delle placche di amiloide. Sorge il dubbio se sia necessario riprendere il trattamento in futuro o eventualmente sostituirlo con altre terapie.

Le incertezze sulla ripresa dei livelli di amiloide

Le risposte a queste domande sono ancora sconosciute agli scienziati della Lilly. Si stima che ci vogliano fino a quattro anni affinché i livelli di amiloide ritornino oltre una certa soglia e almeno dieci anni per raggiungere le quantità presenti prima dell’inizio del trattamento.

La preoccupazione sull’effetto sull’evoluzione dei trattamenti

Alcuni esperti esprimono timori riguardo all’attenzione esclusiva sui farmaci anti-amiloide, sostenendo che potrebbe scoraggiare i pazienti dall’aderire a sperimentazioni di trattamenti alternativi potenzialmente più efficaci e innovativi.

La diversificazione delle sperimentazioni per l’Alzheimer

Oltre ai farmaci anti-amiloide, esistono numerosi altri trattamenti in fase di sperimentazione per l’Alzheimer, tra cui farmaci mirati ai grovigli di tau e alla neuroinfiammazione, che potrebbero rappresentare vere alternative terapeutiche.

Una nuova prospettiva per il futuro

In questo contesto in continua evoluzione, il dottor Snider auspicava che l’attuale panorama terapeutico per l’Alzheimer fosse solo l’inizio di un percorso più ampio e diversificato verso il progresso e la cura della malattia.

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