La crionica: una prospettiva futuristica o una illusione?
La scienza della crionica, che prevede la criogenizzazione di corpi umani dopo la morte per una possibile risveglio in futuro, solleva dubbi e domande cruciali sulla reale fattibilità di questa pratica.
Un’antica pratica reinventata
Da millenni l’umanità ha cercato di conservare la vita oltre la morte, come dimostrato dalle pratiche di mummificazione egiziane. Tuttavia, la crionica moderna si presenta come l’equivalente contemporaneo di queste antiche credenze, sebbene con un approccio apparentemente più scientifico e tecnologico.
Le sfide della criopreservazione
La criopreservazione presenta delle sfide significative, in quanto il congelamento di tessuti biologici può danneggiare le cellule a causa dell’espansione dell’acqua. La crioconservazione, utilizzata per conservare cellule staminali e campioni biologici, ha dimostrato efficacia in molte situazioni, ma la crionica umana al momento rimane più un’idea che una realtà concreta.
La visione di Robert Ettinger e il movimento della crionica
Il movimento della crionica ha radici profonde nella visione di Robert Ettinger, il quale immaginava un futuro in cui le persone criopreservate sarebbero state risvegliate, guarite da ogni malattia e ringiovanite. Questo scenario futuristico ha ispirato molti ad avventurarsi in questo campo, nonostante le incertezze e le critiche.
La controversia sulla crionica
Nonostante le speranze e le promesse, la crionica rimane circondata da controversie e interrogativi etici e scientifici irrisolti. Molti scettici sostengono che l’idea di riportare in vita persone criopreservate possa essere più fantascienza che scienza effettiva, con notevoli ostacoli da superare.
La criogenia per la conservazione dei corpi nel tempo
Negli anni ’60 il Dr. James Bedford fondò l’Istituto vicino a Detroit, convincendo più di 100 persone a pagare 28.000 dollari ciascuna per conservare i loro corpi in azoto liquido. Tra i primi congelati vi fu sua madre, Rhea, deceduta nel 1977.
Una pratica che suscita curiosità e perplessità
L’Istituto è stato seguito da iniziative come la Alcor Life Extension Foundation, che conserva oltre 200 corpi e teste, proiettando la speranza di una rinascita futura. Al contrario, la pratica suscita dubbi e domande, specialmente riguardo alla conservazione delle relazioni familiari dopo la morte.
Le promesse della conservazione criogenica
I sostenitori della criogenia credono che, conservando il corpo con il crioprotettore, si apra la strada a una possibile ricostruzione in futuro, quando la scienza sarà in grado di riportare in vita i defunti conservati.
I transumanisti e il superamento della mortalità
I transumanisti aspirano a superare la morte e a trasformare l’umanità attraverso la conservazione della coscienza e della mente, abbracciando la possibilità di esplorare l’universo senza i limiti corporei.
Il cervello come chiave dell’immortalità
Per i transumanisti, la mente è l’essenza dell’essere umano e la conservazione del cervello, sede dei ricordi e del ragionamento, rappresenta il passo fondamentale verso una presunta immortalità. Il trasferimento dei ricordi su un supporto digitale apre scenari futuristici intriganti.
In definitiva, le pratiche di criogenia e i sogni transumanisti gettano uno sguardo avventuroso sul futuro dell’umanità, esplorando confini tra scienza e fantascienza in un dibattito ricco di dilemmi etici e suggestioni cosmiche.
Elon Musk e il desiderio di colonizzare Marte
Elon Musk è noto per i suoi sforzi transumanisti, con i progetti Neuralink che mirano a fondere il cervello umano con i computer. Il magnate degli affari e investitore è celebre per il sogno di colonizzare Marte, che vede come un’opportunità unica di salvezza.
La sfida della criogenia umana
La criogenia umana, sebbene affascinante, manca di prove credibili sul suo effettivo funzionamento. I dubbi riguardano i cambiamenti biochimici che avvengono nel corpo dopo la morte, rendendo incerta la possibilità di preservare l’essenza vitale di una persona.
Le sfide della connettomica e della simulazione cerebrale
La connettomica, la mappatura dei neuroni del cervello, è ancora in fase di sviluppo. Mentre offre prospettive interessanti, mancano le conoscenze necessarie per mantenere un cervello umano deceduto in attesa di essere mappato.
Preservare la complessità del cervello umano per consentirne la simulazione è un compito arduo. Ogni neurone è parte di un sistema intricato che coinvolge migliaia di geni e proteine, e le connessioni cerebrali sono in continua evoluzione.
Le sfide attuali della criogenia e della scienza del cervello
Le recenti sperimentazioni sulla preservazione cerebrale non hanno ancora dimostrato la capacità di mantenere intatte le connessioni neuronali umane. Il cervello umano è molto più complesso di quanto possa apparire, e la sua simulazione richiederebbe tecnologie e conoscenze ben al di là delle attuali.
Il cervello congelato e le sue sfide
Con il cervello congelato, avremmo solo una foto statica, impedendoci di comprendere il suo stato reale nel tempo. Non sarebbe diverso dall’analizzare un paese basandosi su una mappa dettagliata.
Il parere di un esperto
Alberto Cardona, esperto di connettomica del cervello della mosca, sottolinea che l’architettura cerebrale è influenzata dalla sua relazione con il resto del corpo.
L’evoluzione dinamica del cervello
Il cervello si adatta costantemente agli input sensoriali provenienti dal corpo, generando nuove connessioni e rimodellamenti frequenti di cui si conosce poco.
La complessità del cervello in relazione al corpo
Il cervello non è solo impulsivo elettricamente, ma risponde anche a sostanze chimiche interne ed esterne, quali ormoni che influenzano sia bisogni primari che desideri intrinseci.
Prospettive transumaniste
I transumanisti credono che le sfide vengano superate con l’evoluzione futura della conoscenza umana, ma il cervello è più di un semplice computer biologico.
Congelare il corpo e il cervello: una prospettiva critica
La fattibilità di riportare alla vita corpi o cervelli congelati è dubbia, generando preoccupazioni sulla longevità delle strutture e delle società che le ospitano.
Infine, la possibilità di preservare un cervello vecchio e deteriorato solleva interrogativi sul senso stesso di tale preservazione.