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Uno studio suggerisce di attendere più a lungo prima di ritirare il supporto vitale


Uno Studio Scientifico indica un Approccio Attento al Ritiro del Supporto Vitale

Un recente studio ha sollevato la questione del momento ottimale per ritirare il supporto vitale per pazienti con gravi lesioni cerebrali traumatiche in coma. I risultati suggeriscono che aspettare qualche giorno in più potrebbe portare a decisioni più accurate.

Il solito incontro tra medici e familiari entro 72 ore dal ricovero in terapia intensiva spesso porta a prognosi cupe, spingendo alla rimozione del supporto vitale. Ma i dati limitati dello studio indicano che queste previsioni iniziali potrebbero essere sbagliate.

Analisi dei Risultati e Implicazioni

Lo studio ha coinvolto 1.392 pazienti con lesioni cerebrali traumatiche. I dati confrontavano pazienti a cui era stato ritirato il supporto vitale con altri a cui non era stato rimosso. Sorprendentemente, il 42% dei pazienti che continuavano a ricevere il supporto vitale si riprese abbastanza da recuperare un certo grado di indipendenza nell’anno successivo.

Il dottor Walter Koroshetz, direttore dell’Istituto Nazionale dei Disturbi Neurologici e dell’Ictus, ha evidenziato che ritardare la decisione di ritirare il supporto vitale potrebbe portare a previsioni più accurate da parte dei medici.

Prospettive e Considerazioni Future

Anche se vi è incertezza e il recupero è lento, alcuni pazienti registrano progressi sorprendenti anche dopo prognosi iniziali oscure. Tuttavia, tali casi sono rari, e la maggior parte dei sopravvissuti alla grave lesione cerebrale rimane con disabilità permanenti.

Il percorso di recupero richiede mesi di riabilitazione, con la possibilità che alcuni pazienti possano terminare in strutture di cura a lungo termine.

Il Tempo per Prendere Decisioni in Medicina

Secondo il dottor Claude Hemphill dell’Università della California, San Francisco, non esiste una base scientifica per prendere decisioni mediche entro 72 ore.

Il Dottor Hemphill afferma che il tempo limite è diventato una pratica comune a causa del grave stato di salute dei pazienti all’ingresso.

Esperienze Personali e Motivazioni

Un gruppo di ricerca a cui il dottor Hemphill ha collaborato ha analizzato i dati, ma non ha coinvolto direttamente i pazienti per lo studio.

Yelena Bodien, neuroscienziata del Massachusetts General Hospital e dello Spaulding Rehabilitation Hospital, ha condotto lo studio basandosi sulle proprie esperienze.

Le Complessità delle Decisioni Mediche

Le famiglie di pazienti in riabilitazione riportano di avere ricevuto prospettive diverse dai medici, generando confusione e tensione emotiva.

Il dilemma delle decisioni anticipate o ritardate si pone quando si tratta di concedere ai pazienti una vita che potrebbe non desiderare.

La pressione sui medici è immensa: tra vita e morte, devono fornire diagnosi accurate e supporto alle famiglie in momenti estremamente delicati.

Considerazioni sulle Disabilità

La prospettiva del “paradosso della disabilità” emerge quando persone precedentemente sane trovano significato nella vita nonostante disabilità gravi.

Il dottor Hemphill sottolinea l’importanza per i medici di mostrare umiltà, considerando l’incertezza delle prognosi e le varie visioni di una vita accettabile.

Un Invito all’Apertura Mentale

Il dottor Hemphill auspica che i colleghi nel settore medico prendano a cuore le scoperte del nuovo studio, ponendo l’accento su un approccio informato dai dati attuali.

La medicina deve evolversi con una mentalità aperta, adattandosi ai nuovi paradigmi rispetto a quanto insegnato dalle generazioni passate.

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