venerdì 17 Maggio 2024

Vulcano islandese: un gigantesco pennacchio di gas tossico derivante dall’ultima eruzione si sta spostando in tutta Europa, mostrano i dati satellitari

2 mesi ago

Il percorso del gigantesco pennacchio di gas tossico dall’eruzione vulcanica islandese

Gli scienziati stanno monitorando un enorme pennacchio di gas tossico che si sta spostando attraverso il nord Europa a causa dell’eruzione vulcanica in corso in Islanda. È improbabile che provochi problemi di salute, ma potrebbe influenzare il buco dell’ozono sopra l’Artico.

L’ultima eruzione vulcanica in Islanda

Il 16 marzo, un vulcano nella penisola di Reykjanes in Islanda ha eruttato, aprendo una grande fessura e rilasciando lava che ha quasi raggiunto la città evacuata di Grindavík. Inizialmente si temeva il rilascio di acido cloridrico pericoloso, ma la lava non ha raggiunto il mare.

L’emergenza nella centrale elettrica di Svartsengi

Il 17 marzo, il vulcano ha emesso circa 50 chilogrammi di anidride solforosa al secondo, costringendo all’evacuazione i lavoratori della centrale elettrica di Svartsengi. La popolazione locale è stata avvertita di restare in casa temporaneamente per precauzione.

Monitoraggio del pennacchio di gas tossico

Le emissioni di anidride solforosa sono diminuite dopo il 18 marzo, ma i dati del Copernicus Atmosphere Monitoring Service mostrano che un pennacchio alto 3 miglia si è spostato verso altri paesi del nord Europa attraverso dati satellitari.

Le previsioni sul tragitto del pennacchio di gas tossico

Il pennacchio tossico si prevede raggiungerà Regno Unito e Scandinavia nei prossimi giorni per poi dissiparsi prima di entrare in Russia.

Situazione attuale: il pennacchio si avvicina alla Scandinavia (Cams/ECMWF)

Monitoraggio delle eruzioni vulcaniche in Islanda

Il Copernicus Atmosphere Monitoring Service (CAMS) continua a monitorare da vicino il pennacchio di lava generato dalle eruzioni vulcaniche in Islanda. Nonostante non vi sia previsto un impatto significativo sulla qualità dell’aria o sul clima, l’attenzione rimane alta, come confermato dallo scienziato senior del CAMS, Marco Parrington.

La vigilanza sulle emissioni di anidride solforosa rimane cruciale, poiché questo gas può reagire con l’ozono atmosferico, compromettendo la sua efficacia nel proteggere la Terra dai dannosi raggi ultravioletti. Anche recenti eruzioni hanno evidenziato come tali fenomeni possano influenzare la composizione atmosferica a livello globale.

Le conseguenze sullo strato di ozono

Il pennacchio di lava dell’eruzione più recente ha mancato di poco Grindavík. (Credito immagine: IMO/Public Safety/Björn Oddsson)

Nel 2023, un buco nell’ozono particolarmente esteso sopra l’Antartide è stato parzialmente attribuito all’eruzione di un vulcano sottomarino a Tonga avvenuta nel 2022. L’alto rilascio di vapore acqueo potrebbe aver contribuito alla diminuzione dei livelli di ozono, evidenziando l’interconnessione tra eventi vulcanici e cambiamenti atmosferici globali.

Prospettive future e impatto atteso

Gli studiosi si preparano a un possibile aumento dell’attività vulcanica in Islanda, con conseguente incremento delle emissioni di anidride solforosa verso l’Artico. Questo scenario potrebbe determinare la formazione di buchi nell’ozono settentrionale di dimensioni più ampie, richiedendo un monitoraggio costante dell’evoluzione della situazione.

Laurence Rouil, direttore del CAMS, sottolinea l’importanza di osservare da vicino gli effetti delle eruzioni vulcaniche sull’atmosfera e di adottare misure preventive per fronteggiare eventuali impatti futuri.

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