I segreti della Nebulosa dell’Anello Meridionale
Uno studio rivela una struttura a doppio anello che potrebbe far luce su tre stelle al centro della Nebulosa Anello Sud, distante 2.000 anni luce nella costellazione della Vela.
Cosa sono le nebulose planetarie?
Le nebulose planetarie come la Nebulosa dell’Anello Meridionale non hanno a che fare con i pianeti: sono le ultime esalazioni di stelle morenti, che si trasformano in nane bianche.
La scoperta del gas idrogeno molecolare
Il James Webb Space Telescope ha svelato il gas idrogeno molecolare che forma l’esoscheletro della nebulosa, illuminato dalla luce ultravioletta proveniente dalla nana bianca al suo centro.
La caccia al gas molecolare con il Submillimeter Array
Un team guidato dallo scienziato Joel Kastner ha utilizzato il Submillimeter Array per individuare il monossido di carbonio all’interno della nebulosa, rivelando la distribuzione e la velocità delle molecole.
Scoperte sorprendenti
Le ricerche hanno mostrato che l’Anello Meridionale, sebbene principalmente a forma di anello, si sta espandendo lentamente. Una mappa tridimensionale ha rivelato sorprese sulla struttura molecolare della nebulosa.
Conclusioni sull’incredibile scoperta
La combinazione di dati dal James Webb Space Telescope e dal Submillimeter Array ha permesso di svelare nuove informazioni sul misterioso bozzolo stellare della Nebulosa dell’Anello Meridionale.
Un’insolita scoperta nella Nebulosa dell’Anello Meridionale
Recenti osservazioni hanno rivelato un secondo anello perpendicolare al primo all’interno di una nebulosa bipolare, originariamente scambiato per un lobo.
La sorprendente disposizione stellare
L’anomala disposizione potrebbe indicare la presenza di tre stelle nel cuore della nebulosa, con implicazioni cruciali sulla loro evoluzione e interazione.
Ipotesi intriganti
Si suppone che le complesse strutture siano il risultato dell’interazione tra una stella compagna e quella centrale morente, generando i peculiari lobi dell’Anello Meridionale.
L’evidenza suggerisce un sistema triplo con una binaria stretta che orbita attorno a una terza stella più distante, a soli 60 UA dalla binaria.
Una firma nel medio infrarosso
Le osservazioni del JWST supportano l’ipotesi, individuando un’eccessiva luce infrarossa proveniente dal sistema stellare centrale, tipica di un disco di polvere formatosi dall’interazione tra le stelle.
Origini misteriose
Sebbene una spiegazione per il primo anello sia stata ipotizzata, l’origine del secondo anello rimane ancora oggetto di speculazione per i ricercatori.
Il materiale emesso potrebbe aver formato un involucro sferico o ellissoidale, indicando una rapida perdita di massa dalla gigante rossa.
### La formazione dei secondi anelli nelle nebulose planetarie
Uno studio ipotizza che i getti di materia delle nebulose possano creare secondi anelli, come nel caso della Nebulosa Anello Meridionale.
### Prove ed incertezze della teoria
L’idea è ancora in fase speculativa, ma le cavità ionizzate nelle nebulose forniscono indizi cruciali sulla presenza di questi getti.
### Esplorando le strutture delle nebulose annulari
Altre nebulose planetarie, come la Nebulosa Elica, potrebbero nascondere strutture simili. La ricerca del secondo anello spinge gli astronomi a riconsiderare le nebulose già note.
### La vitalità delle nebulose planetarie
Queste nebulose non sono solo spettri di stelle defunte, ma contengono anche gli elementi fondamentali per la creazione di nuove stelle e pianeti.
### L’importanza delle nebulose nell’universo
Questi corpi celesti diffondono elementi vitali nello spazio interstellare, contribuendo alla formazione di nuove generazioni di astri e pianeti.
### Il ciclo vitale delle stelle e il nostro legame cosmico
Gli elementi chimici presenti sulla Terra provengono da stelle defunte, dimostrando il legame profondo tra il nostro pianeta e l’universo.
### La bellezza della morte stellare e la rinascita cosmica
La bellezza delle nebulose ci ricorda che la morte stellare è anche il seme di una nuova vita, in un ciclo eterno di nascita e morte delle stelle.
### Studio e pubblicazione
I risultati dello studio sono stati pubblicati su Il Diario Astrofisico il 2 aprile.
### Fonte originale
Questo articolo è stato originariamente pubblicato su Space.com.