Nuove scoperte sul virus dell’influenza aviaria
Un recente studio ha rivelato che il virus dell’influenza aviaria, sempre più diffuso negli allevamenti di diversi stati, ha sviluppato numerose nuove mutazioni. Alcune di queste mutazioni potrebbero renderlo più efficiente nel passare da una specie all’altra.
Sebbene al momento nessuna delle mutazioni sollevi allarmi particolari, gli esperti sottolineano la possibilità che, continuando l’epidemia, il virus possa evolversi in modo tale da aumentare il rischio di trasmissione tra esseri umani.
Il virus H5N1 negli allevamenti da latte
Il virus H5N1 ha infettato mucche in almeno 36 allevamenti in nove stati, suscitando preoccupazioni sulla trasmissione del contagio tramite il latte. Uno studio pubblicato online fornisce dettagli su un’indagine condotta dal Dipartimento dell’Agricoltura, finora poco trasparente.
Secondo i ricercatori, l’epidemia potrebbe essersi sviluppata per mesi prima di essere rilevata ufficialmente a marzo. Il virus è stato individuato anche in mandrie di mucche non collegate agli allevamenti infetti, suggerendo una trasmissione da animali asintomatici non ancora identificati.
Rischio per le persone a stretto contatto con le mucche
L’ampia diffusione del virus tra le mucche solleva rischi significativi, in particolare per chi ha contatti diretti con questi animali. L’allarme è stato lanciato da esperti nel settore, che temono una possibile trasmissione del virus alle persone.
La preoccupazione è alta tra gli studiosi, che ritengono che il virus H5N1 abbia acquisito la capacità di infettare i bovini nel Texas Panhandle grazie a mutazioni genetiche avvenute alla fine del 2023. Da allora, sembra essersi diffuso in diversi stati, inclusi Kansas, Michigan e New Mexico.
Diffusione del virus H5N1: da mucche agli uccelli selvatici
In diversi casi, il virus H5N1 si è diffuso dalle mucche anche agli uccelli selvatici, al pollame, ai gatti domestici e persino a un procione.
Monitoraggio su vasta scala e allerta sanitaria
È essenziale attivare una sorveglianza ampia non solo negli allevamenti colpiti, ma anche in quelli apparentemente sani, come sottolineato dal virologo Diego Diel dell’Università di Cornell, autore dello studio.
Secondo il dottor Diel, molte altre specie potrebbero essere state infettate tramite il contatto con il latte contaminato, che può contenere elevate concentrazioni del virus. Alcuni gatti, ad esempio, sono periti a causa del consumo di latte crudo infetto.
Rischio di contaminazione da latte scaricato nell’ambiente
È preoccupante il rischio derivante dallo scarico del latte scartato dai caseifici in ambienti come le fosse del letame o le lagune, che potrebbe costituire una fonte di infezione per altre specie animali sensibili.
La vigilanza sugli H5N1 delle mucche è attenta per individuare mutazioni che potrebbero favorire la trasmissione del virus tra mammiferi, inclusi gli esseri umani, come indicano i ricercatori coinvolti nello studio.
Umani a rischio: la minaccia di mutazioni pericolose
La diffusione del virus H5N1 rappresenta un pericolo potenziale per gli esseri umani, poiché il virus potrebbe evolversi in varianti più contagiose. È stato riscontrato che una persona infettata durante l’epidemia possedeva un ceppo con mutazioni ad alto rischio.
È emerso che il virus circolante nelle mucche ha provocato cali inaspettati nella produzione di latte, segnalati dai veterinari e confermati solo in ritardo dalle autorità agricole.
Scenari futuri e incertezze
Mentre si teme un potenziale aumento del pericolo per l’uomo, il biologo evoluzionista Jesse Bloom mette in guardia sul fatto che nonostante l’H5N1 circoli da decenni, non si è ancora verificata una pandemia.
Sebbene siano presenti rischi reali, è difficile prevedere se e quando si verificherà tale scenario, evidenziando la natura imprevedibile di queste dinamiche epidemiologiche.