giovedì 09 Maggio 2024

Il virus dell’influenza aviaria si sta diffondendo nelle mucche americane da mesi, rivela l’RNA

2 settimane ago

Diffusione del virus dell’influenza aviaria negli allevamenti di mucche americane

Da analisi genomiche preliminari emerge che un ceppo di influenza aviaria altamente patogeno si è diffuso nel bestiame americano per mesi, probabilmente passando da uccelli infetti a mucche tra dicembre e gennaio. Questo potrebbe significare una diffusione più ampia di quanto rilevato ufficialmente.

Manca la trasparenza nei dati riguardanti l’epidemia

Nonostante l’USDA abbia reso pubblici i dati genomici, mancano informazioni cruciali sulle origini e sull’evoluzione dell’epidemia. Questo ritardo potrebbe limitare la capacità di controllo dell’epidemia, soprattutto in presenza di patogeni respiratori ad alta diffusione.

Importanza della tempestività nella gestione delle epidemie

Gli esperti sottolineano l’importanza di una rapida raccolta e analisi dei dati per contrastare efficacemente le epidemie. Anche se attualmente non sembra che il virus possa trasmettersi tra le persone, la vigilanza resta fondamentale per prevenire potenziali rischi.

Difficoltà nel contenere l’epidemia negli allevamenti di mucche da latte

L’identificazione del ceppo H5N1 di influenza aviaria in 34 allevamenti da latte in nove stati presenta sfide nella gestione dell’epidemia. La diffusione del virus tra il bestiame è confermata, aumentando la necessità di interventi rapidi ed efficaci.

Dati di sequenziamento cruciali ma distribuiti con ritardo

Nonostante i dati di sequenziamento siano fondamentali per comprendere l’epidemia, il loro rilascio ritardato potrebbe compromettere le strategie di controllo. La pubblicazione di sequenze virali su archivi pubblici potrebbe accelerare la ricerca e le azioni preventive.

La sorprendente diversità genetica del virus dei bovini

Una recente scoperta ha rivelato un’entità sorprendente di diversità genetica nel virus che infetta i bovini, suggerendo una prolungata evoluzione del virus nel tempo.

Le mutazioni rilevate includono cambiamenti nella sezione della proteina virale legata all’adattamento alla diffusione tra i mammiferi, secondo gli scienziati.

Un’epidemia multi-ospite

Le analisi dei dati indicano anche sporadici passaggi del virus dalle mucche agli uccelli e ai gatti, sottolineando la natura multi-ospite dell’epidemia secondo esperti come Nelson.

Eric Bortz, virologo dell’Università dell’Alaska Anchorage, sostiene che un singolo salto avvenuto mesi fa sia la conclusione più affidabile finora, anche se rimangono dubbi sulla percentuale di mucche infette.

Le lacune nei dati e le sfide dell’analisi

Le lacune nei “metadati”, come la mancanza di precise informazioni di raccolta dei campioni, rappresentano una sfida per comprendere la trasmissione del virus tra le mucche e per tracciare i tempi precisi dell’infezione.

Risalire a queste informazioni potrebbe essere cruciale per prevenire la diffusione del virus e proteggere gli operatori degli allevamenti di bestiame da potenziali esposizioni, secondo Worobey.

La corsa agli indizi

Studi in corso stanno cercando di riempire queste lacune, anche attraverso l’analisi dei metadati ottenuti da fonti come Florence Débarre, biologa evoluzionista del CNRS francese.

Ulteriori tamponi su bovini e uccelli selvatici sono in programma per identificare l’origine dell’epidemia e risolvere enigmi come le differenze genetiche osservate tra il virus umano e quello bovino.

La trasparenza nei dati e le prossime azioni

L’USDA ha deciso di rendere pubblici i dati della sequenza virale non analizzati per favorire la ricerca scientifica e la trasparenza.

Il lavoro continuativo per pubblicare ulteriori informazioni epidemiologiche su GISAID e i dati grezzi sull’SRA è in corso per favorire la condivisione di conoscenze utili.

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